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giovedì 22 dicembre 2011

11,4 milioni di brasiliani vivono in favela

I dati del Censimento 2010 rivelano che ben 11,4 milioni di brasiliani (circa il 6% di tutti gli abitanti), pari alla popolazione della Grecia, vivono in zone occupate illegalmente senza servizi pubblici e di urbanizzazione.
Sono state individuate ben 6.329 favele in 323 città.
Il problema più grave riguarda la città di Belem (capitale del Parà) dove ben il 54% della popolazione vive in favela.


Rio de Janeiro, in valore assoluto, è la città che maggiormente preoccupa avendo ben 763 favele nelle quali vivono 1 milione e 300mila persone su un totale di 6 milioni e 300mila.
Rio ha anche il triste primato di avere la favela più grande del Brasile, quella della Rocinha, con ben 70mila residenti.
Il tasso di analfabetismo nelle favele è molto alto e supera in alcuni casi di molto il tasso di analfabetismo in tutto il Paese che si attesta al 9,6%.
Le situazioni più gravi di analfabetismo delle persone che vivono in favela si registra nello Stato di Alagoas con il 26,7% della popolazione seguito dallo Stato di Paraiba (21,3%) e Rio Grande do Norte (16,3%).
Le condizioni economiche in cui vivono sono facili da immaginare anche perchè ben il 50% della popolazione residente in favela non riesce a guadagnare più di un salario minimo.
Per quanto riguarda il Nordeste vediamo che il Pernambuco occupa la prima posizione con 347 favele seguito da Bahia con 280 favele e al terzo posto troviamo lo stato del Cearà con 226 favele.
La favela di Pirambu situata a Fortaleza (Cearà) è la settima più grande del Brasile con circa 43mila residenti.
Concludo con una notizia positiva: la città di Campo Grande, capitale dello Stato del Mato Grosso do Sul, presenta solo lo 0,2% della popolazione che vive in favela!
Acorda Brasil!

martedì 6 dicembre 2011

Il Diavolo veste...Zara?

La nota marca spagnola di abbigliamento, è stata chiamata a presentarsi presso la Commissione dei Diritti Umani di Sao Paulo.
Presso la società AHA che è la intermediaria brasiliana della Zara sono stati trovati ben 60 lavoratori stranieri (boliviani) in condizioni degradanti, con condizioni igienico sanitarie disumane per la mancanza di bagni, e che percepivano solo 20 centesimi di reais per pezzo prodotto con orari di lavoro al di sopra delle 14 ore al giorno.
Da qui parte l'accusa per Zara di far ricorso a lavoratori in condizione di semi-schiavitù

Zara ha riconosciuto le irregolarità di cui è accusata ma risponde alle accuse dicendo che essendo una multinazionale non può certo controllare tutti i propri fornitori e ha confermato che non romperà l'accordo con la fornitrice AHA, ma rafforzerà i controlli sui fornitori e sulle condizioni dei lavoratori.
Zara rischia una multa milionaria ben al di sopra dei 10 milioni di reais!
E' veramente triste sapere che in un Paese come il Brasile, protratto com'è verso il futuro e verso lo sviluppo sano e sotenibile, che vuole scrollarsi di dosso il titolo di Paese del Terzo Mondo, possano ancora essere accettate e tollerate simili pratiche di sfruttamento da parte di potenti lobby
 internazionali.
Acorda Brasil!

martedì 20 settembre 2011

Il Brasile sarà il 3° produttore di petrolio

Presto il centro di gravità del mondo energetico si sposterà dal Medio Oriente al continente americano. Alcuni segnali di questo cambiamento sono già evidenti leggendo le statistiche Opec: non è più l’Arabia Saudita il paese con il maggior numero di riserve di olio combustibile (264 miliardi di barili), ma il Venezuela (296), grazie alla scoperta di nuovi giacimenti nella regione del fiume Orinoco. Ma l’ascesa del Venezuela non è l’unica novità. Stando al New York Times la produzione del Brasile, che ha scoperto immensi giacimenti offshore, nel 2020 toccherà quella dell’Iran (oggi terzo produttore mondiale), mentre la Colombia – che oggi è al livello della Algeria – entro un decennio potrebbe raggiungere i livelli della Libia.


La scoperta di nuovi immensi giacimenti negli Stati Uniti e in Canada, in Brasile e in Messico, persino in Argentina, completa il quadro. Che cosa è accaduto? Al centro di questo radicale cambiamento sta, come spesso avviene nella storia, una rivoluzione tecnologica. Grazie a tecniche introdotte solo da pochi anni, e in via di rapido perfezionamento, enormi giacimenti di gas e di olio combustibile, fino a ieri troppo costosi da sfruttare, sono diventati economicamente competitivi. E si tratta di riserve enormi: due trilioni di barili negli Usa, almeno altri due nel Sudamerica, 2,4 in Canada.
Numeri stellari se si pensa che le riserve convenzionali di olio combustibile, nei paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, arrivano “solo” a 1,2 trilioni.
L’estrazione di olio combustibile non convenzionale dalle rocce, in Texas e nelle regioni delle Grandi Pianure, toccherà presto i 1,5 milioni di barili al giorno. Il New York Times prevede che entro il 2020 la dipendenza di olio combustibile dall’estero potrebbe essere largamente ridotta, forse azzerata.
Queste tecniche prevedono di fratturare le rocce e iniettare acqua e sostanze chimiche in modo da liberare gas e olio combustibile fino a ieri intrappolati nel terreno e troppo costosi da estrarre. In molti casi queste procedure sono contestate dagli ambientalisti per gli effetti provocati sull’ambiente, in particolare sulle falde acquifere. Ma il loro uso dilaga in molte regioni, specie negli Stati Uniti e in Canada. Ed è possibile prevedere che, di fronte a un business di queste dimensioni, e di tale importanza per l’indipendenza energetica degli Usa, l’innovazione tecnologica sia così rapida da contenere le obiezioni ambientaliste.
Myers Jaffe, in un provocatorio articolo sul mensile Foreign Policy sostiene la rivoluzione energetica che maturerà nel corso di questo decennio comporterà una secca perdita di centralità strategica da parte del Medio Oriente a favore delle Americhe. I governi del Medio Oriente perderanno il potere di decidere il prezzo del greggio. E non potranno più contare sugli aumenti del barile per placare l’instabilità sociale dovuta alla rapida crescita demografica.
È la fine dell’Opec? Il ragionamento di Myers Jaffe offre interessanti suggestioni. La nascita di nuovi poli energetici crea nuovi flussi di ricchezza nel mondo, accelera l’emergere di paesi come il Brasile (il quale sta costruendo nuovi sottomarini nucleari per difendere i propri giacimenti offshore), può generare nuove instabilità (specie in alcuni paesi del Sudamerica, come la Colombia e il Nicaragua), e ridare agli Stati Uniti la leadership tecnologica nel settore. Ma è difficile pensare che il Medio Oriente possa perdere la sua centralità strategica. Ci sono diverse ragioni che spingono a pensare il contrario. La prima ragione è squisitamente tecnica: il petrolio dei paesi del Golfo è il più leggero, il migliore e il meno costoso da estrarre. La seconda ragione è geo-economica: la domanda di gas e di petrolio continuerà a crescere al galoppo nei prossimi decenni. Ieri sono state pubblicate le previsioni dell’International Energy Outlook (IEO, un organo del Department of Energy Usa).

Ebbene, tra il 2008 e il 2035 la richiesta mondiale di energia crescerà del 53 %, e la metà di questo aumento verrà da Cina e India. La Cina, in particolare, nel 2035 consumerà un terzo dell’energia mondiale, il 68% in più degli Stati Uniti. Secondo le previsioni dell’IEO per quella data il prezzo del petrolio arriverà a 133 dollari e la domanda crescerà, rispetto al 2008, di 28 milioni di barili al giorno. Va sottolineato che si tratta di previsioni che non tengono ancora conto dell’effetto che l’incidente di Fukushima è destinato ad avere sulla produzione di energia nucleare, che difficilmente, dopo quello choc, raddoppierà (come invece dicono le previsioni dell' IEO). Quindi è probabile che il consumo di combustibili fossili sia ancora più alto. E in questo contesto è ben difficile immaginare che i paesi del medio Oriente siano destinati a perdere peso a meno che non interverranno variabili imprevedibili come l'innovazione tecnologica e gli equilibri socio-politici (conflitti etc.) che cambieranno ancora una volta le carte in tavola.
Chi vivrà, vedrà....


venerdì 9 settembre 2011

La Banca Centrale riduce il costo del denaro

La Banca Centrale Brasiliana ha ridotto di mezzo punto (0,5 %) il costo del denaro portandolo al 12%
Nonostante il banco centrale abbia effetuato il taglio del Selic, i tassi d'interesse brasiliani rimangono tra i piu' alti del mondo, segue Russia(8,25%) Egitto(8,25%) Cina(6,56%) e Turchia(5,75%) pensate che in alcuni paesi dell'Unione Europea e Giappone il tasso e molto vicino allo zero.
La decisione di tagliare il costo del denaro e' frutto di una strategia che pone il paese al riparo da eventuali contraccolpi che potrebbe generare la crisi mondiale.

La frenata negli Stati Uniti e nell'Eurozona ha convinto il Brasile a spostare l'attenzione dalla lotta all'inflazione alla crescita e la Borsa ha subito festeggiato, seguita dai sindacati e dagli industriali, mentre il real perde quota sul dollaro.
Nel suo comunicato, la Banca centrale ha sottolineato che il «sostanziale deterioramento» dell'economia globale potrebbe «durare a lungo» e potrebbe frenare il commercio e i flussi d'investimento nel Paese.


Quello che i membri del board non scrivono nella nota, ma che devono aver considerato, è che la frenata dell'economia mondiale raffredderà le quotazioni delle commodities, uno dei principali fattori dietro la corsa dei prezzi nel Paese.


La discesa dei prezzi delle materie prime, se sarà consistente, sarà allora un freno all'inflazione molto più efficace di qualsiasi rialzo dei tassi d'interesse.


Inoltre, in una fase di potenziale riflusso degli scambi commerciali, di sicuro non aiuta avere un real pesante e dalla fine del 2008, la moneta brasiliana è stata quella che più si è apprezzata tra le divise dei Paesi emergenti.


Insomma, il Brasile si è reso conto in fretta che la priorità non è più quella di raffreddare l'economia, quanto piuttosto di preservarne la spinta, ora che i fattori inflattivi esogeni potrebbero esaurirsi.


Del resto, i segnali sul fronte interno sono chiari: il Pil del Brasile rallenterà quest'anno al 3,9%, dopo il 7,5% messo a segno nel 2010; la produzione industriale a luglio è scesa dello 0,3% e l'attività economica, misurata ogni mese dalla Banca centrale, si è contratta a giugno per la prima volta dal 2008.
Il taglio dei tassi sembra addirittura coordinato con il Governo.
In un'intervista rilasciata alla Reuters mercoledì, poche ore prima della decisione della Banca centrale, il ministro delle Finanze Guido Mantega aveva ribadito la volontà di arrestare la corsa del real, assicurando che l'inflazione è sotto controllo.

E ora in molti sono pronti a scommettere che sia cominciato un ciclo di ribassi del costo del denaro.


Brasile, introdotta società a responsabilità limitata con socio unico

La legge 12,441/2011 ha introdotto una nuova forma di società: la società a responsabilità limitata a socio unico

La legge prevede che anche una sola persona possa detenere la totalità del capitale sociale, che non dovrà essere inferiore a 100 salari minimi, somma attualmente pari a BRL 54,500, che rappresenta circa USD 34,000.

In questa forma di società la responsabilità dell'investitore è limitata alle quote sottoscritte. Ciò significa che una volta che il capitale è sottoscritto e versato, i beni personali dell'investitore non possono essere intaccati dai creditori della società. Questo era un beneficio garantito soltanto alle società per azioni (SA) e alle società a responsabilità limitata con 2 o più soci. Prima di questa legge, le società con socio unico erano soggette alla responsabilità illimitata del socio.

Si discute se la nuova forma di società può essere formata solo da persone fisiche o anche da imprese. Ci si aspetta che le autorità competenti chiariscano questo punto nei prossimi mesi. La legge 12,441/2011 entrerà in vigore nel gennaio 2012.

Questa forma di società, già prevista da altri ordinamenti, rappresenta una risposta alle richieste del mercato Brasiliano. Aiuterà gli investitori stranieri ad entrare più facilmente nel mercato, poichè essi non dovranno più trovare un socio, che frequentemente detiene solo un'azione e potranno comunque godere della responsabilità limitata all'investimento.

Con la nuova impresa individuale a responsabilità limitata -EIRELI- che entrerà in vigore da Gennaio 2012 si vuole porre un argine alle numerose società -LTDA- "simulate", dove il 99% delle quote societarie sono detenute da un solo investitore mentre la quota rimanente dell'1% è detenuta da un socio "figurativo" brasiliano (laranjas) con il solo scopo di ottemperare alle disposizioni legislative.
Rimane assodato che per ottenere il visto permanente come investitore sono necessari almeno 150.000 BRL.

giovedì 21 luglio 2011

Il Parco di Cocò sta soffrendo...

Il Parco di Cocò a Fortaleza è considerato tra i maggiori dell'America Latina.
Oltre ad avere una funzione di "termoregolatore", ha un impatto diretto sulla qualità dell'aria e quindi della vita della Capitale. E' davvero il "polmone" di una città ormai assalita da mostrouse colate di cemento armato.

Veduta aerea di Fortaleza con il Parque do Cocò

Quello che si vede oggi, nella stagione secca, è però uno spettacolo triste e disarmante.
Si sono registrati in pochissime settimane una grande quantità di alberi morti la cui causa ancora non è stata trovata...è un processo troppo rapido per poter essere definito un processo naturale, evidentemente ci sono grosse fonti di inquinamento da individuare e combattere.
Analizzando poi le acque dell'omonimo fiume Cocò ci si è accorti che ci sono scarichi fognari abusivi e alte quantità di olii combustibili e inquinanti di vario genere provenienti dagli affluenti del  fiume che attraversa la città.
Il risultato è que in questo modo si sta accentuando una pericolosa impermealizzazione del terreno dove crescono le mangrovie, con conseguente riduzione delle capacità produttive naturali dell'ecosistema, con la conseguente eliminazione di sali minerali e fitoplancton che sono gli ingredienti principali della catena alimentare.
Se non si corre ai ripari si rischia di compromettere gravemente un ecosistema fragile e delicato, poichè solo tra le mangrovie riescono a vivere e a riprodursi diverse varietà di crostacei, pesci e mammiferi acquatici.
Al fine di curare questo grande malato sono state predisposte una serie di analisi satellitari e una serie di ulteriori analisi sul posto da parte di una equipe di specialisti ambiantali della Università di Fortaleza...speriamo bene!

mercoledì 15 giugno 2011

A Fortaleza il primo trapianto di polmone nel Nord-Nordest del Brasile

Lo Stato del Cearà con capitale Fortaleza si aggiunge agli stati di Sao Paulo, Rio Grande do Sul e Minas Gerais nell'offerta di questo tipo di trapianto.
Il signor Francisco Eudes Aguiar, di 43 anni, con una capacità polmonare ridotta al 33%, si è sottoposto, nell'ospedale di Messejana, al trapianto polmonare (polmone proveniente da un 34enne morto per incidente in moto) segnando una data storica per la medicina del Nord e Nordest brasiliano.

L'operazione di trapianto è riuscita perfettamente anche se al momento non si può sciogliere alcuna prognosi visto le alte probabilità di rigetto.
Questo primo trapianto di polmone si va ad aggiungere alla già lunga lista di trapianti effettuati nel Cearà dall'inizio dell'anno 2011
Ci sono state infatti ben 479 operazioni di trapianto, tra le quali spiccano 106 di reni, 64 di fegato, 286 di cornea, 10 di cuore, 6 di midollo osseo, e 1 appunto di polmone
Lo Stato del Cearà vuole diventare un "polo" di riferimento in tutto il Nord e Nordest brasiliano in fatto di trapianti e quindi è importante promuovere e incentivare la donazione di organi visto che ci sono almeno altre 800 persone residenti in questo Stato che sono in attesa di ricevere donazione di qualche organo.

lunedì 2 maggio 2011

Una Nuova Droga nelle "Piazze"

Una nuova droga si affaccia sulle "piazze" di spaccio del Brasile.
Il prezzo contenuto e gli effetti letali quanto il crack fanno sì che ci siano tutte le prerogative per inondare il Paese e per allargare il fronte dei tossicodipendenti.
Questa nuova droga si chiama "oxi" che è il diminutivo di ossidato, è un sottoprodotto della lavorazione della cocaina e come il crack si fuma con il "cachimbo"(una specie di tubo)
Prodotta in Perù e Bolivia, penetra nello stato di Acre per poi irradiarsi in tutto il Brasile, aumentando il rischio di morte per i consumatori perchè molto più potente del crack.

Ogni pietra bianca di oxi si compone, infatti, dell'80% di scarti della lavorazione della cocaina a differenza del crack che ne ha il 40%.
L'oxi oltre a contenere scarti di cocaina, si compone anche di altre sostanze letali quali kerosene, benzina, diesel, acido di batteria, calce e permanganato di potassio.
Il suo effetto è più rapido e produce allucinazioni e blocco dei sensi, e soprattutto una assoluta dipendenza già dalla prima assunzione.
L'oxi viene fornito con un carico mortale inimmaginabile che associato al prezzo basso di ciascun cristallo (2 reais) fanno sì che la espansione del prodotto avvenga con maggiore rapidità.
La lotta alla espansione di questa nuova droga e delle droghe in genere rappresenta una delle sfide sociali più gravi. Recentemente il governo federale ha lanciato un piano per affrontarla su tre diversi fronti: prevenzione, cura e recupero dei tossicodipendenti, guerra alle organizzazioni.
Il governo è forte, detiene i mezzi giuridici e le risorse per contenere il flagello provocato da questa malattia sociale, ma sappiamo tutti come non esiste limite al vizio e al crimine.

venerdì 25 marzo 2011

La Violenza Domestica è la Prima Causa di Abbandono dei Figli

La violenza domestica è la prima causa che fa decidere ai bambini e agli adolescenti di abbandonare la propria casa per vivere in strada e aggiungersi a uno dei 24mila "meninos da rua" presenti in tutto il Brasile.


I dati presentati dalla Secreteria per i diritti umani (SDH) sono agghiaccianti:
  • il 32% di questi bambini e adolescenti hanno deciso di abbandonare la casa in seguito a diverbi verbali e conflitti interni al nucleo familiare soprattutto con il padre e i fratelli
  • il 30% ha subito violenze fisiche
  • il 9% ha addirittura subito violenza sessuale da parte di uno dei componenti del nucleo familiare
Fatto 100 il numero dei bambini di strada ben il 30% sono consumatori di droghe e alcool
Di questi bambini ben il 72% sono maschi e il 79% non ha conseguito l'educazione obbligatoria (1° grau) mentre il 9% non ha mai frequentato la scuola.

Questo popolo di bambini vive nella maggior parte dei casi (97%) chiedendo l'elemosina, o vendendo cose di poco valore come chewing-gum, cioccolattini e caramelle, oppure andando a raccogliere lattine di alluminio per la raccolta differenziata
Il reddito medio di questi bambini non supera i 9 reais al giorno cosa che gli consente soltanto di sfamarsi e non sempre per non parlare della assoluta mancanza di prospettive e di futuro...

giovedì 10 marzo 2011

La Classe Media...va in Paradiso

Da uno studio condotto dall'Istituto Data Popular, sulla classe media brasiliana (classe C), risulta che la classe media Nordestina ha aumentato di ben 5 volte il consumo di bevande e alimenti rispetto a 9 anni fa, passando dai 6,17 miliardi di reais del 2002 ai 38,69 miliardi di reais del 2010.

Un balzo del 526%, secondo solo all'incremento registrato nella regione Norte, che ha aumentato il consumo di bevande e alimenti di 6,5 volte passando da 1,67 miliardi di reais a 12,35 miliardi di reais.
Più contenuto l'aumento registrato nelle regioni più ricche del Paese, quelle del Sud dove si è passati da 22,60 miliradi di reais a 93,89 miliardi di reais.

L'Istituto Data Popular ha sezionato lo studio in 3 parti: Consumo di Bevande, Consumo di Alimenti in Casa, Consumo di Alimenti fuori Casa.
Da questo studio emergono dati assolutamnte favorevoli.

Si nota che il consumo di bevande è cresciuto di ben 3,4 volte passando da 409 milioni di reais a 1,83 miliardi di reais.
Il consumo di cibo in casa è invece aumentato di ben 5 volte passando da 4,78 miliardi di reais a 28,69 miliardi di reais.
Ma il dato veramente sbalorditivo e quello del consumo di cibo fuori casa che ha avuto un incremento di ben 7 volte passando da 983 milioni di reais del 2002 a 8,17 miliardi di reais del 2010.

Ormai la classe media è una realtà che cresce e che consuma sempre di più mantenendo alto il Pil del Paese
La classe media nordestina rappresenta il 53% della popolazione e  il 50% possiede un'auto, il 90% possiede un frigorifero e il 70% possiede una lavatrice.

A questo ritmo si prevede nel 2014 un ulteriore aumento della quota della classe media nel Nordeste che potrebbe arrivare al 58% della popolazione.


martedì 1 febbraio 2011

Fortaleza diventa la Capitale più densamente abitata del Brasile

Il numero di abitanti per km² a Fortaleza ha superato quelli di São Paulo.
Per gli specialisti le ragioni di questo aumento sono da imputare alla crescita delle favele e alla concentrazione dei servizi nella Capitale accompagnato da una crescita disordinata in presenza di un piano regolatore piuttosto permissivo.

Fortaleza

A Fortaleza ormai manca lo spazio, è come se si vivesse in un gigantesco alveare, in un formicaio.
La popolazione è di 2.247.409 su una estensione di soli 315 km², il che vuol dire 7.769 abitanti per km².
Il quartiere più popoloso della città e anche uno di quelli più noti alle cronache locali per delinquenza e criminalità è la favela di Pirambù con ben 26.706 abitanti per km².

Pirambù

La città di São Paulo con i suoi 11.244.369 spalmati su una superficie di 1530 km² si pone al secondo posto con 7.349 abitanti per km².
All'ultimo posto per densità abitativa troviamo la città Porto Velho, capitale dello stato di Rondonia, con soli 12 abitanti per km².

mercoledì 26 gennaio 2011

Su quali Borse investire? Per i gestori meglio Wall Street dei Bric. Bocciato il Brasile, tentazione Turchia

Il 2010, per la parola deflazione, è stato probabilmente l'anno della (vana) gloria. Perché anche Stati Uniti ed Europa si sono aggiunti al Giappone (dove il fenomeno della caduta dei prezzi è quasi genetico) tra i paesi chiamati a fronteggiarne lo spettro (se cadono i prezzi i consumatori tendono a rimandare gli acquisti e quindi l'economia rischia di avvitarsi) attraverso interventi delle banche centrali (operazioni su titoli di Stato, etc.).



Nel 2011, qualcuno dice per fortuna, si torna a parlare della cara e vecchia inflazione. Un po' perché le politiche antideflazionistiche sono andate a bersaglio ma anche perché il clima (monsoni, gelate, secche) ha mandato gambe all'aria campi e coltivazioni in tutto il mondo, facendo balzare i prezzi delle materie prime agricole ed energetiche.



Tema, quello del ritorno dell'inflazione, che interessa da vicino anche gli investitori, soprattutto quelli che amano andare a pescare opportunità lontano dall'Europa negli Stati Uniti o fra quelli che 30 anni fa furono chiamati, per la prima volta, paesi emergenti. Oppure fra quei paesi (Brasile, India, Russia e Cina) che nove anni fa sono stati accorpati nell'acronimo Bric per distinguerne la marcia in più. Oppure fra quelli (Indonesia, Messico, Corea del Sud, Turchia) che offrono un contributo al Pil globale superiore all'1% (cadauno) e che ormai sono finiti sotto i riflettori dell'alta finanza globale. Senza dimenticare il Sudafrica, reduce dall'effetto mondiali di calcio e in piena regola per continuare a crescere.



Investire lontano dall'Europa
«In questo momento il focus dell'investitore azionario si è spostato nelle aree dove l'inflazione non preoccupa e quindi in quelle dove non sono all'orizzonte rialzi dei tassi di interesse, come gli Stati Uniti - spiega Rossana Brambilla, gestore portfolio manager global emerging market e area pacifico di Sella Gestioni -. Ecco perché Wall Street è meglio posizionata dei paesi emergenti, che stanno soffrendo questo problema dell'inflazione». Basti pensare che in Brasile il caro-vita viaggia al ritmo del 5,9%, in Indonesia al 7%, in India si avvicina al 10% e in Cina al 4,6 per cento.



Come si combatte l'inflazione? Aumentando i tassi di interesse, ad esempio. Come ha fatto il Brasile pochi giorni fa (che ha portato il costo del denaro all'11,25%) o come potrebbe tornare presto a fare anche la Cina (la settimana scorsa la Banca del Popolo di Pechino ha stabilito che gli istituti di credito devono aumentare le riserve, una misura che secondo gli investitori è paragonabile a un implicito rialzo dei tassi). Ma un aumento del costo del denaro favorisce l'apprezzamento della valuta del paese che ha operato la stretta. E un apprezzamento eccessivo della valuta fa perdere competitività. Del resto, è proprio quello che lamenta il Brasile, fortemente critico nei confronti del partner commerciale statunitense, visto che il real è balzato del 40% in due anni sul dollaro.




I paesi emergenti da evitare nel breve periodo
Riepilogando: il rincaro dei prezzi delle materie prime del 2010 ha fatto balzare l'inflazione, in particolare nei paesi emergenti. Per contenere l'aumento del caro-vita le banche centrali hanno poche alternative al rialzo dei tassi di interesse (come dimostrano le recenti manovre in Brasile e Cina). Ma un rialzo dei tassi impatta negativamente sulle esportazioni (e sulla competitività) dato che favorisce un apprezzamento valutario (del paese che opera la stretta). Come si esce da questo imbuto?

«Tuttavia, salvo ulteriori shock climatici, nella seconda parte dell'anno la spinta dei prezzi degli alimentari dovrebbe esaurirsi e quindi la situazione andrà via via normalizzandosi - continua Brambilla -. Per questo motivo, nonostante la forte positività di medio lungo termine, tatticamente siamo cauti su paesi come Brasile, Cina, Indonesia e India. India e Indonesia sommano al problema dell'alta inflazione, valutazioni decisamente più elevate rispetto alla media dei paesi emergenti. L'attuale debolezza e volatilità - prosegue - che potrebbe caratterizzare i primi mesi dell'anno, potrebbe rendere i mercati in questione particolarmente interessanti».
Concorda Vincent Treulet, responsabile mondiale della startegia di Bnp paribas investment partners: «Per ora evitamo il Brasile e siamo neutrali sull'India».




I paesi emergenti su cui puntare nel breve periodo
«Allo stesso tempo - prosegue Brambilla- Brasile e Cina potrebbero essere dei mercati interessanti dopo il primo storno borsistico che potrebbe concretizzarsi nel primo trimestre». Per Treulet, «dopo un brutto 2010 la Borsa cinese potrebbe essere l'area più attrattiva per gli investitori con un alto profilo di rischio. Siamo favorevoli anche su Corea del Sud e Taiwan. Tra i mercati occidentali preferiamo gli Stati Uniti».

«Nel breve periodo - conclude Brambilla - preferiamo pertanto Turchia, Corea del Sud, Taiwan, Messico, Sudafrica. Paesi dove sono sicuramente contenute le pressioni sul fronte inflazionistico e che mantengono tassi di crescita interessanti. Per Turchia e Sudafrica i rischi maggiori sono sulla discesa del cambio».




Il rischio cambio
Chi investe lontano dall'Europa attraverso fondi azionari o Etf (fondi passivi che replicano l'andamento di indici azionari o panieri di titoli e, in virtù della gestione passiva, costano sensibilmente meno dei fondi "attivi" in termini di commissioni) non deve sottovalutare il rischio cambio, dato che la gran parte degli strumenti finanziari che puntano su queste aree sono esposti alle scorribande valutarie.

Imbarcando in portafoglio il rischio cambio bisogna sapere che un eventuale apprezzamento della valuta locale nei confronti dell'euro si traduce in un guadagno da aggiungere all'eventuale performance del fondo. Invece, se l'euro si apprezza nei confronti delle valute locali bisogna decurtare dall'eventuale rendimento l'apprezzamento della divisa europea. Da ciò, quindi, una difficoltà in più per chi intende investire in questo momento nei paesi emergenti. Proprio perché i paesi con valute forti (come il Brasile) sono però gli stessi in cui incombe il rischio rialzo dei tassi (che generalmente si accompagna a una flessione delle Borse) e quindi non sono consigliati a breve giro dagli esperti.
Viceversa, quei paesi in cui la valuta si sta svalutando nei confronti dell'euro (come la Turchia) e che quindi dal punto di vista valutario sarebbero da sconsigliare nell'ottica di un investimento, sono gli stessi che dal punto di vista macro (non sono previsti rialzi dei tassi e quindi i mercati azionari sono visti in rialzo) sono invece da consigliare. Insomma, l'effetto cambio rischia di neutralizzare eventuali guadagni. Pertanto, solo dopo aver analizzato correttamente con il proprio consulente finanziario questa variabile, è possibile far girar la roulette dell'azionario lontano dall'Europa.
Fonte: Il Sole24Ore